Storia – La Scuola Austriaca

La Scuola Austriaca

Questa tecnica elegante, però non risultava sempre adatta sulle discese ripide e boscose delle Alpi.
Fu un austriaco, Mathias Zdarskj, “patriarca dello sci moderno”, a contribuire in modo decisivo al passaggio dell’era del “telemark” a quella dello sci alpino, ideando diversi tipi di attacchi per fissare lo scarpone allo sci. Questo tenace pioniere, operando da autodidatta, sperimentò per sei anni la nuova tecnica, chiamata “voltata d’appoggio” : sostanzialmente utilizzava uno spazzaneve effettuato con le ginocchia piegate e un solo bastone. Facendo perno su di esso alternativamente a destra e sinistra, Zdarskj riusciva a voltare anche su pendii ripidi. Questa tecnica richiedeva la rotazione di tutto il corpo nel senso della curva per facilitare il cambiamento di direzione. Sulle Alpi nasceva dunque una tecnica capace di soppiantare quella norvegese del telemark e nel 1896 Zdarskj pubblicò il primo testo sull’insegnamento dello sci, intitolato “La tecnica dello sci di Lilienfelder”, dal villaggio sulle Alpi austriache dove viveva.

Lilienfelder Skilauf-Technik

Lilienfelder Skilauf-Technik – La tecnica dello sci di Lilienfelder

Le due teorie di sterzata portarono ad una rivalità che culmino con una sfida lanciata da Zdarskj. Si tenne cosi la prima gara di slalom della storia dello sci su un pendio di 35º di inclinazione disseminato di pali.
In palio 2000 marchi tedeschi. Nessuno accettò la sfida e Zdarskj, il primo vero maestro che la storia ricordi, continuò a mettere le basi di una tecnica che ha allevato due generazioni di sciatori.
Il terzo periodo iniziò nel 1910, con lo “stemmbogen”, tecnica messa a punto dal colonnello austriaco Giorgio Bilgeri, allievo di Zdarskj. Questi organizzò il primo corso di sci riservato a militari e diventò famoso oltre i confini del suo paese, sia nelle Alpi che in Inghilterra e nel Caucaso, anche perche scrisse il libro ” L’arte dello sci Alpi” che per molti anni rimase il teso più importante nel campo dell’insegnamento.
Bilgeri aveva intuito che tra lo sci alpino e lo sci norvegese potevano esserci punti in comune e perfezionò la voltata d’appoggio fondendo insieme le migliori caratteristiche del telemark e la tecnica del maestro. Egli aveva compreso , soprattutto, che il movimento determinante per la curva doveva partire dagli arti inferiori; adottò i due bastoni e riuscì a migliorare gli attacchi, ottenendo un miglior controllo dell’attrezzo.
Nello “stemmbogen” si trovano elementi che precorrono lo “spazzaneve” e la “virata” : posizione eretta del busto, sci uniti all’inizio e alla fine della curva, spostamento del peso da uno sci all’altro. Questa tecnica era spesso associata al “salto d’arresto” che, con l’aiuto dei due bastoni, serviva, a velocità moderata, per fermarsi o per cambiare direzione.
L’importanza delle innovazioni introdotte da Bilgeri nella tecnica sciistica è evidente se si considera che, fino a una ventina di anni fa, una sorta di stemmbogen, sia pur riveduto e corretto, veniva ancora insegnato nelle scuole di sci. Intorno al 1920 si ebbe la vera svolta storica con la diffusione del “cristiania”, una tecnica più idonea ai terreni alpini, più ripidi e normalmente costretti in spazi trasversali limitati. Sin dal principio questo tipo di sciata sfruttò il pendio per far derapare prima le spatole e poi le code degli sci, in modo coordinato, così da creare una curva completa. Quando gli sci, attraversando diagonalmente un pendio, vengono messi di piatto, tendono di per sé a disporsi lungo la linea di massima pendenza. Se lo sciatore, volontariamente, aggiunge all’effetto naturale una pressione sulla parte anteriore dello sci, oppure produce una lenta sterzata con i piedi, il passaggio dalla diagonale alla massima pendenza si effettua in minor spazio. Descritta la prima metà della curva, basta invertire progressivamente la presa degli spigoli degli sci, producendo una controllata spinta verso valle delle code: la curva si completa così sulla diagonale opposta. La curva “cristiania” conteneva nei suoi gesti originali alcuni principi motori che, nel corso degli anni, avrebbero dato vita alle successive tecniche sciistiche. Protagonista incontrastato di questa innovazione fu l’austriaco Hannes Schneider, sciatore polivalente nel periodo che precedette la prima guerra mondiale: egli si rese conto che con la tecnica di Bilgeri non si potevano superare che modeste velocità. Schneider, nato nel 1890 a Stuben, nella regione dell’Arlberg, partendo dai principi dello stemmbogen, elaborò una nuova sciata che si diffuse ben presto, rendendo celebre la “sua” Scuola dell’Arlberg. Questa tecnica nasce per permettere agli sci di curvare con più scioltezza e sicurezza, senza perdere il controllo. Si chiamerà stemm cristiania, evoluzione dello stemmbogen di Bilgeri: un lungo diagonale, le code degli sci divaricate, ginocchia piegate, peso a valle e chiusura degli sci fno a riportarli paralleli. Schneider modifcò anche gli attacchi in uso all’epoca rendendoli più sicuri e facili da controllare. Schneider rivoluzionò poi il mondo dello sci mettendo a punto il così detto cristiana strappato (reinekristiania), riuscendo a curvare con gli sci paralleli, all’inizio in modo un po’ brusco poi sempre più perfezionato. Gli sci erano tenuti paralleli con il peso su quello più avanzato, seguiva un movimento di piegamento e distensione con un avvitamento del corpo. Su pendii ripidi veniva utilizzato un cristiania detto a forbice (scherenkristiania), dove lo sci interno era il primo a cambiare direzione, facendo così assumere agli sci una posizione a forbice. I bastoni in queste tecniche erano quasi inutilizzati. La scuola dell’Arlberg, fondata a St. Anton nel 1918, divenne famosa in tutto il mondo; prevedeva per la prima volta una suddivisione degli allievi in classi e una progressione di esercizi dallo “spazzaneve” al “parallelo”, principi che, pur con modifche dettate da nuove esigenze e nuovi materiali, mantengono in parte la loro validità. Nel ’25 Schneider realizzò il primo flm sulla tecnica sciistica, che permise di analizzare la successione dei movimenti fotogramma per fotogramma. Scrisse anche numerosi libri. Il gradino successivo nella naturale evoluzione della tecnica dell’Arlberg sarà il “parallelo puro”, sogno di tutti gli sciatori: anche per questo motivo il metodo di Shneider detterà legge fno agli anni ’30. Nel 1930 Fritz Renel, prendendo spunto dalla rotazione effettuata dal busto dei pattinatori su ghiaccio, inventa la curva “Renel” o “royal christie”: gli sci sono distanti ma per la prima volta paralleli per tutta la durata della curva.