Storia – La Scuola Francese

La Scuola Francese

Nella prima metà del ‘900 non era facile avere una sensibile scorrevolezza degli sci, perché la soletta era piuttosto ruvida (inizialmente di legno) e anche perché i costruttori, per evitare gli sbandamenti laterali, vi incidevano una o più scanalature. Proprio questa scarsa scorrevolezza e la necessità di eseguire comunque frequenti e rapidi cambiamenti di direzione, portò ad inventare varie tecniche per eseguire curve di scatto e saltate. I francesi, negli anni ’30, misero a punto la “ruade”, che permetteva di far girare gli sci entro un raggio molto breve, cosa assai utile nello slalom e su pendii ripidi. Si piantavano i bastoncini lungo la diagonale, sollevando le code degli sci dalla neve, quindi, facendo perno sulle punte, si spostavano lateralmente le code per riprendere contatto con la neve sulla massima pendenza e chiudere la curva con un cristiania verso monte. Questa tecnica consentiva un miglior controllo degli sci, in tutte le condizioni; in alternativa venne ideato il “dérapage”, che consiste nel lasciarsi scivolare lateralmente lungo pendii molto ripidi, partendo dalla posizione diagonale e rilasciando la presa degli spigoli. Ma ciò che caratterizzava la “méthode française” era soprattutto la “rotazione” che, partendo dalle spalle, si trasmetteva agli arti inferiori per far girare gli sci. Lo scopritore della ruade e della rotazione fu Anton Seelos, nato a Seefeld nel 1911, quattro volte campione del mondo e futuro maestro di Emile Allais: la sua tecnica venne presa ad esempio per molto tempo, anche perché questo grande campione seppe sfruttarla al meglio. La sua curva aveva un raggio cortissimo, permettendo così di cambiare direzione in uno spazio assai breve, dando la possibilità di passare molto vicino alle prime porte da slalom. Infatti nel 1933, ai campionati del mondo di Innsbruck, Seelos lasciò il secondo classifcato a undici secondi di distacco. Egli aveva in un certo senso modifcato il tradizionale cristiania. La sua tecnica, inoltre, sfruttava moltissimo i movimenti di gambe e caviglie con notevole piegamento e distribuzione del peso su entrambi i piedi. Il busto molto avanzato accompagnava una rapida distensione, riuscendo a curvare facendo perno sulle punte degli sci in rotazione. Questo metodo permetteva il perfetto controllo degli sci su tutti i pendii anche ripidi e accidentati. Peso in avanti, gran lavoro degli arti inferiori e riduzione al minimo di tutti gli altri movimenti del corpo: con questi nuovi principi Seelos rivoluzionò la tecnica sciistica e da allenatore gettò le basi del metodo francese, varato nel ’37 e subito adottato da tutte le scuole. Le straordinarie vittorie di Allais e Couttet, prima, ed Henry Oreiller alle Olimpiadi di St. Moritz del ’48 furono il miglior veicolo per la diffusione mondiale del nuovo metodo. Questi in seguito svilupparono una propria tecnica chiamata sci naturale, la cui base era il parallelo puro ed elaborarono una progressione di esercizi per portare il principiante a questo tipo di sciata in modo relativamente rapido: la scuola francese, infatti, non considerava lo “spazzaneve” un passaggio obbligato, ritenendo che un’eccessiva insistenza su questo esercizio potesse ritardare l’apprendimento delle tecniche più evolute. Questa posizione, confutata dalla scuola di Arlberg, fu oggetto di numerose discussioni. Con il passare degli anni il metodo francese subì diverse modifcazioni: Vuarnet e Joubert, negli anni ’50, introdussero il cosiddetto “appel”, una rotazione appena accennata in preparazione della curva.